L’arrivo delle prime parole è sempre un momento molto atteso
per i bambini e, soprattutto, per gli adulti che gli stanno attorno. Una certa ansia gira sempre attorno alla parola, e non è strano: il comunicare attraverso un linguaggio fatto di suoni
comuni ad un gruppo di persone è il grande salto nello sviluppo del essere
umano, è ciò che ci rende esseri razionali, capaci di articolare un pensiero
attraverso l’uso delle parole e di trasmetterlo agli altri. Ma, proprio perché complesso, l’uso del
linguaggio verbale ha bisogno di tempo per svilupparsi e ha bisogno
altrettanto del nostro sostegno, comprensione, stimolo. Il linguaggio arriva quando si vive in un
mondo di parole. Più il nostro
linguaggio è corretto, complesso, articolato e ricco, più possiamo aspettare che
lo sia quello dei bambini, che imparano a parlare in base a ciò che trovano nel
quotidiano.
Ma non è sempre facile. Come è chiaro che ogni bambino ha il suo tempo e le sue capacità e dunque ognuno ha una storia diversa per quanto riguarda il parlare. Ogni passaggio nella crescita, come il parlare, il mangiare, il camminare, il cambio del pannolino, ha bisogno di essere supportato “da dentro”. Crescere è un percorso lungo dove il bambino impara a uscire da sé per relazionarsi con gli altri, per riuscirci “bene” deve avere le fondamenta di un rapporto affettivo solido con i suoi cari. Un rapporto sincero, fiducioso, amorevole, distaccato, sono le basi per lo sviluppo di una sana autostima dalla quale scaturisce il parlare bene, mangiare bene, muoversi in autonomia. La nostra pazienza e comprensione devono essere la bussola che guida il nostro supporto. Parlare correttamente e in maniera articolata, aspettare l’arrivo delle prime parole senza ansia, ripeterle in modo corretto amorevolmente, senza pretendere risultati immediati, arricchire il linguaggio quotidiano attraverso la lettura, la descrizione di immagini, sono alcuni accorgimenti che possono aiutarci a sostenere i nostri bambini nel difficile passaggio dell' arrivo del linguaggio.
A questo proposito, oltre alla lettura, ci sono diversi strumenti utili a rafforzare lo sviluppo del linguaggio nei bambini piccolissimi. Uno di questi, e magari il più diffuso perché oramai collaudato, è l’uso delle Flash Cards. Le immagini sono sempre di grande interesse per i piccolini, ancora di più se possono maneggiarle. Se utilizzate insieme ad un adulto che ripete il nome dell’immagine, il bambino non tarderà molto ad imparare le parole associate ad esse. Le Flash Cards possono essere utilizzate in qualsiasi lingua e, naturalmente, con diversi livelli di complessità: in un primo momento si nomina la sola parola che nomina l’immagine, poi si può ricorrere a suoni legati a quella parola e successivamente a descrizioni più complesse o a giochi di associazione di più carte.
Per questa edizione Toc Toc ha pensato di proporvi delle
Flash Cards degli animali della giungla; 14 immagini in bianco e nero, di linee
geometriche semplici e di forte contrasto per facilitare il riconoscimento
delle forme anche ai bambini piccolissimi.
Le flash cards degli animali della giungla sono un invito ad entrare nella natura e conoscere
alcuni dei suoi protagonisti… perché cosa c'è di più affascinante che il mondo
degli animali, ancora di più quelli esotici, quelli che non possiamo trovare
affacciandoci alla finestra? Grandi o
piccolissimi, per terra, acqua o aria, abbiamo selezionato 14 animali che ci
piacciono per presentarli ai più piccini.
Le flash cards di Toc Toc sono stampe su cartone di 2 mm di spessore, e sono forate, per consentire di legarle con un nastro o un
anello e tenerle sempre tutte insieme.
Insieme alle Flash Cards, la box 0/3 viene accompagnata dal libro “Tararì tararera”. Storia in lingua Piripù per il puro piacere di raccontare storie ai Piripù Bibi. Un libro speciale (anche questa, come per la box 0/3 sul tempo, è una scelta fuori dal comune) perché parla un linguaggio universale, fatto di suoni, di diverse intonazioni, di pause, di sussurri, di urla, di lamenti.
Insieme alle Flash Cards, la box 0/3 viene accompagnata dal libro “Tararì tararera”. Storia in lingua Piripù per il puro piacere di raccontare storie ai Piripù Bibi. Un libro speciale (anche questa, come per la box 0/3 sul tempo, è una scelta fuori dal comune) perché parla un linguaggio universale, fatto di suoni, di diverse intonazioni, di pause, di sussurri, di urla, di lamenti.
Perché abbiamo scelto proprio questo libro senza parole per aprire i bambini piccolissimi al tema della parola? Perché le parole non sono solo fatte di significati ma veicolano le nostre emozioni, e sono quelle che, in primo luogo, il bambino percepisce e apprende.
“Un libro - per utilizzare le parole dell’autrice - è un oggetto. Un bambino piccolo lo afferra, stropiccia un po’ le pagine girandole, lo appiccica di merenda e poi lo abbandona per un altro oggetto. La vera magia si attiva nel libro grazie alla voce narrante e alla passione con cui si legge il libro al bambino. Qualsiasi testo, qualsiasi figura, qualsiasi forma del libro è cosa deperibile, nell’interesse del bambino, se non è accompagnato dalla felice condivisione con l’adulto, altrettanto incuriosito, interessato, partecipe dei contenuti del libro.
(…) Ecco perché questo libro, per gioco e allegria, è
scritto in lingua Piripù. E’ una lingua
adatta a “fare le voci”, a sussurrare o borbottare, a strizzare gli occhi e
aggrottare le sopracciglia… una lingua speciale fatta di attenzione, di affetto
e di voglia di mettersi in gioco. Una
lingua adatta a un complice coinvolgimento tra gli adulti e i bambini che
insieme guarderanno e leggeranno il
libro Piripù”.
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